«Amo le mie ore di allucinazione […]. Anche le mie ore di randagio, d’immaginario perseguitato in esodo verso una terra promessa». Credo che si possa tutta racchiudere e riassumere in queste sue poche parole, scritte in una lettera a Giovanni Papini nel 1916, la caratteristica e la fisionomia “segreta” del poetare di Giuseppe Ungaretti.
Angelo Piero Cappello