Dopo i volumi su Ungaretti, Pavese, Levi e Magrelli, l’edizione delle poesie di Quasimodo arricchisce il panorama della poesia italiana tradotta in Polonia e fa conoscere al numeroso pubblico polacco, appassionato di “cose” italiane, un autore tra i più rilevanti del nostro Novecento, nonché vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1959. In un Paese come la Polonia, dove la poesia assurge a coscienza civile ed è altamente rappresentativa della “gioia di vivere”, come evidente nell’osservazione acuta e disincantata della realtà in autori come Miłosz e Szymborska, altrettanti premi Nobel, la raccolta poetica di Quasimodo stabilisce ancora una volta una relazione strettissima tra le due culture, sempre più legate da sottili connessioni e influenze reciproche.
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La solitudine, l’incomunicabilità e la precarietà esistenziale, accompagnate da sentimenti di gioia e dolore, attraversano l’opera del poeta siciliano e permeano allo stesso tempo tutta la riflessione del XX secolo, caratterizzato da radicali e repentine trasformazioni, da immani tragedie umane provocate da follie belliche, che generano dubbi negli uomini, illusi da un momentaneo raggio di sole, cui segue la sera, metafora della fine ma anche dello sconforto di foscoliana memoria.
Ugo Rufino